Tutto è iniziato per caso,come spesso succede nella vita…era il 2001. VITAS e Asl21 ( o forse era ancora Usl?) organizzavano a Casale il primo corso di Cure Palliative e c’era la possibilità di partecipare come fisioterapista… l’argomento mi interessava ma mi spaventava anche….il mio papà aveva da poco avuto la diagnosi di metastasi ossee in k prostata e stava avviandosi su una stretta e difficile strada a senso unico…se così vogliamo immaginare in molti casi la fase finale di una malattia terminale.
L’ idea di formarmi proprio in quell’ambito e in quel momento aveva una doppia valenza: conoscere,sapere,prepararmi ma anche entrare tanto “dentro” a una realtà che,non lo sapevo ancora,mi si sarebbe prospettata davanti a brevissimo.
E poi..ecco la domanda che feci alla dott.sa Degiovanni (organizzatrice dell’evento)
prima di iscrivermi
– “fare il corso vuol dire poi doversi occupare di oncologici per sempre? perché io non sarei
di quell’idea ..”-
E la saggia Degio mi disse – “assolutamente no. Non è obbligatorio”
E invece non ho più smesso e sono ormai 20 anni!!!
Il primo è stato proprio il mio papà..che ho accompagnato con una consapevolezza in formazione ,ma con un “sostegno personale ” che mi derivava proprio dagli incontri formativi preziosissimi che il corso mi offriva,e poi tanti tanti altri pazienti che ho incontrato nel lavoro effettuato non a tempo pieno, ma dalle 16 in poi lavorando per VITAS in convenzione con l’ASL praticamente tutti i giorni da poco meno di 20 anni..
A volte i miei colleghi fisioterapisti “normali”, non impegnati nell’assistenza a persone alla fine della loro vita ,mi chiedono come faccio a resistere….non lo so ,io credo sia una grossa opportunità poter dare un po’ di sollievo alle persone che hanno poco tempo ma ancora desiderio,voglia di “fare” qualcosa…piccoli esercizi,massaggi dolci, strategie x muoversi ed alzarsi con meno fatica e meno dolore, cura degli edemi ,dolori che si riducono con i “miei” tape… questo e altro sono le cose che posso loro offrire e gli incontri con queste persone sono davvero preziosi…anche per me,non solo per loro.
Alcuni incontri sono più significativi…altri sono difficili,richiedono fatica, professionalità,competenza, pazienza.. .ma tutti lasciano qualcosa…alcuni li ricordo e li conservo nel cuore più di altri,come è normale che sia…ci sono state storie indimenticabili,esempi di forza,di resilienza che mi hanno segnata e dopo quelle assistenze anche in me qualcosa era cambiato…
Molte volte i pazienti da seguire erano o erano stati anche amici.. più difficile? No,anzi…a parte l’inizio dell’assistenza, quando devi ridefinire un po’ i ruoli anche a te stesso,poi è sempre stato “quasi”un dono poterli aiutare,poter stare loro vicini riuscendo a dar loro un po’ di sollievo…
Spesso stare vicino a un amico a fine vita è complicato,non si sa cosa fare e cosa dire ..io ho la “fortuna” di poter offrire con il mio essere fisioterapista in cure palliative un qualcosa che può essere di aiuto ..e poi le parole ,per me, vengono da sole…
L’assistenza ad alcune persone seguite da Vitas, con patologie non oncologiche e
quindi con tempi più lunghi,come per esempio i malati di Sla hanno poi creato legami molto forti anche con i familiari oltre che con i pazienti stessi…Franco e Anna sono stati miei pazienti per anni … abbiamo festeggiato con loro matrimoni, nascite dei nipotini… il figlio di Franco aveva organizzato il suo matrimonio in giardino x poter avere vicino la sua mamma e il suo papà..e noi di Vitas c’eravamo…
Anna ha visto nascere e crescere il suo nipotino ,ha organizzato feste , scritto un libro, creato un piccolo convegno per parlare della sua vita con la Sla….e noi di Vitas c’eravamo sempre…
Ora che ANNA non c’è più i loro familiari sono per me,per noi di Vitas amici..
Queste e tante altre esperienze rimangono nel cuore e proteggono da bourn out e da dolori altrimenti devastanti…io ho imparato a conservare il buono degli incontri e a lasciare andare il dolore delle perdite…solo così posso da 20 anni accompagnare con le mie mani di fisioterapista persone,anche molto molto giovani, nell’ultimo tratto della loro vita terrena…
Al corso del 2001-2002 ricordo che,in un esercizio di gruppo,ci chiesero di scrivere una frase per noi significativa nell’accompagnamento finale….io,pensando al mio papà che stava percorrendo l’ultimo tratto,scrissi “vorrei non doverti salutare mai per l’ultima volta”…. ancora oggi esco dalle case dei malati pensando proprio questo….”spero non sia l’ultima saluto” …”ci sentiamo domani”…(oggi esistono i messaggini whatsapp che aiutano a tenere il contatto quando non ci si può vedere tutti i giorni)…ecco..con questo pensiero affronto il commiato da alcuni pazienti che vedo proprio alla fine….ma sono ormai formata e pronta anche al domani che non ci sarà…
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