A CURA DELLA DR.SSA ELENA GRANGIOTTI
In qualità di Psicologa referente de Il Giardino di Cicci, ho l’onore di aprire le porte del nostro
progetto ai familiari che si occupano di un malato di Alzheimer. Questo si traduce, concretamente, in un primo momento di consulenza psicologica, della durata di circa 40 minuti, in ambito del quale il focus viene posto sulla situazione che sta vivendo la famiglia che si prende cura del malato. S’indaga l’esordio della patologia, come questa ha impattato sul sistema familiare, “com’era la situazione prima e com’è cambiata”. Quindi, con quali difficoltà quotidiane si confronta, come ha cercato di gestirle e quali risultati ha ottenuto, senza trascurare i pensieri ed il vissuto emotivo del caregiver (letteralmente “chi si prende cura del malato”), oltre a porre l’attenzione sulla presenza o sull’assenza di un’efficace rete sociale. Si chiede di descrivere il proprio congiunto e la sua storia di vita, che lavoro ha fatto, quali erano i suoi interessi. Com’era e com’è cambiato il suo carattere.
Si considerano inoltre i problemi clinici, che possono essere co-presenti, ed eventuali farmaci che il malato assume su prescrizione medica. Le informazioni raccolte in questo primo incontro sono
fondamentali per capire come aiutare il caregiver e il paziente, in altri termini per effettuare
l’analisi dei bisogni ed agevolare, ove possibile, l’incontro tra domanda e offerta. Per questo scopo dopo aver presentato VITAS, ente promotore del progetto fortemente voluto dalla Dott.ssa Daniela Degiovanni, s’illustrano le attività de Il Giardino di Cicci consigliando quelle ritenute più adeguate al caso tenendo conto del deterioramento cognitivo del paziente ma anche delle sue capacità residue. Le attività incluse nel progetto riguardano: l’Arte terapia, gli Interventi Assistiti con gli Animali, la Musicoterapia e le attività olistiche, oltre a vantare di un motivato gruppo di volontari disponibili a recarsi a domicilio qualche ora a settimana per consentire al caregiver di provvedere a quelle spese o commissioni che, altrimenti, potrebbe avere difficoltà a svolgere trovandosi da solo con il malato. Oltre a queste attività, vi è l’opportunità di sostenere colloqui di supporto psicologico individuali e di partecipare ad un gruppo di sostegno per caregiver. La psico educazione è trasversale agli incontri individuali e di gruppo questo perché: conoscere la patologia è un primo passo per essere più consapevole delle difficoltà del malato e per cercare di capire come migliorare un’eventuale convivenza. Si procede dalle linee guida generali al caso specifico che il caregiver riporta in seduta per meglio adattare le informazioni al singolo, ponendo in primo piano la complessità che lo contraddistingue.

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